Stanotte un attentato dinamitardo ha distrutto, per la seconda volta, l’esercizio commerciale di Luigi Terracciano.
Il gesto è vile, ma nel contempo spavaldo. Erano solo le ore 01.45, quando ancora le strade non sono deserte e ci troviamo nel centro della città, in un’area densamente abitata, ad un passo dal Museo Paolo Orsi e dal Santuario della Madonna delle Lacrime.
Oltre a colpire Luigi Terracciano ed i suoi familiari, ai quali vanno i sentimenti di solidarietà piena ed incondizionata di tutti noi di Progetto Siracusa, il gesto criminale colpisce tutta la collettività ed è il segnale chiaro e certo che a Siracusa l’orologio della legalità va indietro di venti anni, quando la criminalità organizzata soffocava impunemente la città e le bombe scoppiavano a ritmo settimanale.
Non domandarsi come è stato possibile giungere al punto di rischiare di perdere nuovamente una libertà dal crimine organizzato conquistata con sangue, impegno e rinunzie di più generazioni di cittadini siracusani sarebbe inaccettabile viltà.
Girare, anche questa volta, lo sguardo altrove sperando che la prossima volta non tocchi a noi ci riconsegnerà, uno alla volta, a quel mondo di paura e di mancanza di regole che chi ha vissuto gli anni ottanta e novanta in Sicilia non può certo aver dimenticato.
Non si tratta solo di non lasciare solo Luigi Terracciano e la sua famiglia, nei modi e nelle forme che una collettività cosciente e solidale saprà esprimere, ma di pretendere che abbia termine l’approccio burocratico ed inefficace delle istituzioni all’estendersi di un’illegalità diffusa ed ostentata.
Il senso comune che sempre più si diffonde è quello che chi ha dalla sua parte la forza può ottenere più di chi confida nel diritto.
La sfiducia nelle istituzioni e l’incapacità di queste ultime di dare risposte pronte e condivise ai problemi sociali e di sicurezza personale dei cittadini è stato, e rischia nuovamente di essere, il punto di forza delle aggressioni criminali alle collettività, rese inerti da quella sfiducia e da quella incapacità.
Le istituzioni, nel loro complesso, hanno perso la capacità di distinguere, e far distinguere, il bene dal male, il giusto dall’ingiusto; non hanno avuto la capacità, di fronte ad esigenze di legalità avvertite come importanti ed urgenti dalla collettività, di fronteggiare gli eventi con fermezza e tempestività, rifugiandosi dietro il tranquillizzante, lungo e narcotizzante approccio burocratico agli eventi che diluisce nel tempo qualsiasi risposta, crea il grigio fumo ove tutti sono eguali ed indistinti, disorienta l’opinione pubblica e, in definitiva, seppur involontariamente spiana la strada alla criminalità violenta.
Poi tornano a scoppiare le bombe e la burocratica indifferenza delle istituzioni mostra tutti i suoi limiti.
Tanti, forse troppi, sono gli esempi di risposte mancanti e di attese deluse e ciascuno di essi si presterebbe, se citato, a posizioni divisive e contrapposte che oggi sarebbero dannose ad un consorzio civile che deve affrontare unito un’emergenza che sperava di non vedere mai più riapparire.
Di fronte alle bombe non bastano civismo e volontariato, servono istituzioni capaci e coraggiose, disposte ad un impegno straordinario.
Noi di Progetto Siracusa non ci stanchiamo di aspettarle, per essere al loro fianco nella difesa della pace sociale e della giustizia.